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Stazione dei treni di Cento – Outlet di San Giovanni in Persiceto, la sottile linea della lungimiranza partecipata

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EDITORIALE

Di Marco Cevolani

E’ notizia della settimana scorsa che San Giovanni in Persiceto ha detto addio all’Outlet che avrebbe potuto garantire centinaia di posti di lavoro.

Dopo il referendum che aveva visto la maggioranza dei Persicetani dire di sì alla struttura, dal nulla sono sbucati “alcuni abitanti di Persiceto e dei comuni limitrofi” che – stando al comunicato diramato dall’Amministrazione Mazzuca – “si erano poi interessati attivamente al progetto inviando al Comune una petizione con oltre 300 firme che chiedeva di attivare un percorso partecipato sul tema outlet”.

Se la cronologia degli eventi non ci sfugge, gli imprenditori che avrebbero dovuto dar vita all’outlet hanno salutato la compagnia e hanno deciso di non proseguire nel progetto. Ora non è dato sapere se si rivolgeranno ad altri comuni della zona, sta di fatto che, al momento, si è persa un’occasione occupazionale veramente incredibile e per quale motivo? Perché si ha paura che i centri storici si svuotino?

Premesso che se uno è capace a fare il proprio lavoro non dovrebbe avere paura della concorrenza  – ammettiamo pure che questo possa essere però un concetto estremamente liberista – la domanda che poniamo ora a quei paladini della democrazia partecipata, difesa a spada tratta dallo stesso Comune, senza lavoro con che soldi uno può pensare di andare a spendere nei negozi del centro storico?

Quello che è successo a San Giovanni ricorda, per certi aspetti, quello che capitò a Cento quando fu deciso di smantellare la ferrovia, chissà se all’epoca si costruirono dei comitati pro o contro.

A questo paese, alle nostre città, mancano politici lungimiranti che riescano a vedere oltre gli interessi del partito che li ha messi sulla poltrona. L’articolo 1 della nostra costituzione recita “la democrazia appartiene al popolo”, si certo, ma c’è pure un altro pezzo che spesso viene dimenticato “che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. I politici per celare la loro incapacità decisionale o peggio per non urtare il proprio elettorato e non perdere consensi demandano le decisioni al popolo.

Ai politici si chiede la capacità di prendere decisioni (lungimiranti se possibile).

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