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“Nel giro di dieci anni del nostro Paese non rimarrà più nulla”

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marco cevolani

18 ottobre 2013

EDITORIALE

Di Marco Cevolani

“Nel giro di dieci anni del nostro Paese non rimarrà più nulla”, è così che inizia, come una sorta di pietra tombale sull’Italia, l’analisi fatta dal Professor Roberto Orsi della London School of Economics and Political Science. Una sorta di relazione a cui i grandi network di informazione hanno dato poco spazio, ormai asserviti all’incapacità della nostra classe politica. Un’analisi invece che dovrebbe far riflettere tutti noi sul nostro destino, o meglio sul destino economico della nostra nazione.

Il Professor Orsi si lancia, ma non certo in maniera improvvida, in un’analisi dei mali che attanagliano l’Italia da ormai venti anni a questa parte e senza cadere nel giochetto del berlusconismo vs antiberlusconismo a cui i giornalisti di casa nostra sono spesso e fin troppo abituati, tracciando un quadro veramente desolante.

“Il governo sa perfettamente – scrive Orsi a proposito delle scelte in materia fiscale del Governo Letta – che la situazione è insostenibile, ma per il momento è in grado soltanto di ricorrere ad un aumento estremamente miope dell’IVA (un incredibile 22%!), che deprime ulteriormente i consumi, e a vacui proclami circa la necessità di spostare il carico fiscale dal lavoro e dalle imprese alle rendite finanziarie […]Il 15% del settore manifatturiero in Italia, prima della crisi il più grande in Europa dopo la Germania, è stato distrutto e circa 32.000 aziende sono scomparse. Questo dato da solo dimostra l’immensa quantità di danni irreparabili che il Paese subisce”

Il professore si scaglia anche contro il sistema istituzionale del nostro Paese: “Il Paese è stato essenzialmente governato da tecnocrati provenienti dall’ufficio del Presidente Repubblica, i burocrati di diversi ministeri chiave e la Banca d’Italia. Il loro compito è quello di garantire la stabilità in Italia nei confronti dell’UE e dei mercati finanziari a qualsiasi costo”

“I tecnocrati  – prosegue – condividono le stesse origini culturali dei partiti politici e, in simbiosi con loro, sono riusciti ad elevarsi alle loro posizioni attuali: è quindi inutile pensare che otterranno risultati migliori, dal momento che non sono neppure in grado di avere una visione a lungo termine per il Paese. Sono in realtà i garanti della scomparsa dell’Italia”

Nella sintesi dello studio pubblicata non vengono però indicate, almeno non espressamente, le soluzioni per guarire l’Italia. Superficialità? Imprecisione? No, assolutamente. Basta leggere tra le righe per capire cosa bisogna fare per uscire da questo pantano. Innanzitutto una classe politica che non si faccia scudo dell’Unione Europea e dalla sua assurda politica monetaria per mascherare la propria inadeguatezza. 

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